Le caratteristiche del Sagrantino

La zona di coltivazione tipica comprende il comune di Montefalco, parte del territorio dei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell'Umbria, tutti nella provincia di Perugia.

Sagrantino di Montefalco DOCG e Montefalco rosso DOC

La zona di coltivazione tipica comprende il comune di Montefalco, parte del territorio dei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria, tutti nella provincia di Perugia. Questo vitigno può essere utilizzato per la produzione del Sagrantino di Montefalco DOCG e del Montefalco rosso DOC.


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Caratteristiche ampelografiche del vitigno
Apice del germoglio a ventaglio cotonoso, di colore verde biancastro, con orli carminati. Foglia adulta media, trilobata a volte quinquelobata; seno peziolare ad U; pagina superiore vescicolosa o bollosa; quella inferiore presenta tomentosità di tipo lanuginoso. Nervature setolose, dentatura di media-grande ampiezza, di base stretta, margini leggermente convessi. Grappolo medio-piccolo, cilindrico-conico, alato, talvolta spargolo per colatura. Acino piccolo con buccia mediamente o molto pruinosa, di colore nero, di media grossezza, consistente.

Fenologia
Germogliamento
: medio
Fioritura: precoce
Invaiatura: media 
Maturazione: medio-tardiva

 

Attitudini agronomiche
Portamento della vegetazione
: semi-eretto
Aspetti fisiologici: Leggera colatura, sensibile alla carenza di magnesio
Vigoria : Bassa
Fertilità potenziale gemme : Media
Fertilità basale delle gemme : Media

Esigenze ambientali e colturali
Nel suo areale di coltivazione si esprime bene in tutti i terreni, anche in quelli profondi e freschi, producendo ovviamente vini con caratteristiche diverse ma comunque di ottimo livello qualitativo. Nei terreni argillo-calcarei raggiunge livelli ottimali di maturazione fisiologica, ottimizzando il contenuto in sostanze polifenoliche.Teme le carenze di magnesio o gli eccessi di potassio. Predilige forme di allevamento compatte ad elevata o elevatissima densità (cordone speronato e guyot). Sulle forme di allevamento tradizionali produce eccessivamente e ritarda la maturazione. Può dare fenomeni di disaffinità se innestato su alcuni cloni di 420A.

Sensibilità alle malattie e alle avversità
Elevata resistenza ai freddi invernali e primaverili, media tolleranza all’oidio ed ai marciumi (marciume acido e botrite), scarsa alla peronospora, in particolare sulle foglie.

Attitudini enologiche
Caratteristiche chimiche dell’uva
Contenuto in zuccheri °Babo : 20-24 
pH : 3,2-3,4 
Acidità totale g/L : 5,0-7,0 
Antociani totali mg/kg : 1000-1400 
Polifenoli totali mg/kg : 4500-5000 
Polifenoli totali perc.bucce/vinaccioli : 70/30

Utilizzo enologico e caratteristiche del vino
In purezza produce il Sagrantino di Montefalco DOCG, tagliato con altri vitigni dà origine al Montefalco rosso DOC. Il vino prodotto è di colore rosso rubino molto intenso con riflessi violacei; l’aroma è molto persistente al naso con tipici sentori di more di rovo, prugna e cuoio che si legano perfettamente con la vaniglia data dal legno. Il gusto è possente, morbido e vellutato. Il Sagrantino è un vino da lungo invecchiamento, almeno 10-15 anni. Può anche essere utilizzato come vino da dessert, dopo appassimento delle uve.

 

Copiright 2004
Catalogo Generale 2003 di Vitis Rauscedo Soc. Coop. a r.l
A cura di: Prof Leonardo Valenti, Dott Stefano Farinelli,
Dott Angelo Divittini, Dott. Carletti Filippo.


La Storia

Non si può parlare dell’Umbria e di Montefalco, oggi, senza nominare il Sagrantino. Un vitigno antichissimo che produce uve rosse con caratteristiche eccezionali sia per i vini da lungo invecchiamento sia per i passiti.

Dalle origini al Medioevo

Non si può parlare dell’Umbria e di Montefalco, oggi, senza nominare il Sagrantino. Un vitigno antichissimo che produce uve rosse con caratteristiche eccezionali sia per i vini da lungo invecchiamento sia per i passiti.


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Le sue origini sembrano addirittura risalire all’epoca romana. Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia accenna alla vite itriola o Irciola, che era propria «d’Umbria di Bevagna» e del piceno; nel 1953 l’archeologo Carlo Pietrangeli ipotizza l’accostamento dell’Itriola con l’Uva Sagrantina, tenendo conto che il territorio di Montefalco faceva parte del municipio di Bevagna.
Secondo alcuni il Sagrantino sarebbe giunto in Umbria, in particolare nella zona di Montefalco, grazie ai frati francescani provenienti dall’Asia Minore. Secondo altri, invece, sarebbe stato diffuso nella zona in epoca medievale dai monaci bizantini che giungevano dalla Grecia.
È comunque nel corso del medioevo, in seguito alla crescente importanza che il vino assume nelle comunità religiose e con la pratica viticola sempre più diffusa nei conventi e nelle campagne, grazie all’impegno dei frati e dei monaci, che il ruolo e l’importanza del vitigno si affermano sempre di più, tanto che i registri contabili comunali testimoniano l’invio in dono del vino di Montefalco a cardinali e pontefici.
Parte del suo nome ‘sacro’ potrebbe, dunque, derivare proprio da queste radici religiose, dal fatto che fosse un vino da messa o, più semplicemente, da sagrestia o sacrestia.
Nel Medioevo le vigne costituiscono uno dei cardini attorno ai quali le persone e le comunità organizzano la propria vita. Lo dimostra la chiesa di San Bartolomeo, una delle più antiche parrocchie di Montefalco, documentata per la prima volta nel 1219, che presenta nella parete absidale esterna una monofora lunettata ornata con tralci di vite e grappoli e altri motivi tipici medievali.
E lo dimostra la legislazione statuaria, che dedica un’attenzione particolare alle viti e all’uva. Nell’archivio Storico di Montefalco sono numerosi i documenti che testimoniano fin dal 1200 la cura costante che «[…] i vignaioli riservano al campo piantato a vigna».


Le origini risalgono all’epoca romana

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Il Rinascimento

Nel 1451, il celebre pittore fiorentino Benozzo Gozzoli, chiamato dai Francescani ad affrescare l’abside della loro chiesa, oggi Museo Civico di Montefalco, allude forse proprio al Sagrantino, dipingendo la bottiglia di vino rosso sulla mensa imbandita del Cavaliere da Celano nell’ambito del ciclo pittorico della “Storia della vita di San Francesco”.


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Acini mediamente zuccherini e bacche robuste che difficilmente possono marcire sono le qualità innate del Sagrantino. Questo vitigno ha una vigoria abbastanza bassa e predilige terreni di medio impasto, siliceo-argillosi con esposizione a sud, e in genere fornisce produzioni piuttosto irregolari.Se attualmente viene vinificato soprattutto per la produzione di vini secchi, pare che anticamente la tradizione preferisse una tipologia dolce, ottenuta dall’appassimento delle uve su graticci di legno. Secco o passito che sia, secondo il Disciplinare, l’invecchiamento previsto è di almeno trentasei mesi, di cui per il secco almeno dodici in botti di legno.
I Disciplinari del Sagrantino sono tra i più antichi: già nel XIV secolo i documenti testimoniano l’esistenza di norme per proteggerne e regolarne la coltivazione, la raccolta e la produzione delle uve. Nel 1540 si ha notizia, a Montefalco, di un’ordinanza comunale che stabiliva la data della vendemmia.
Durante il periodo rinascimentale il vino di Montefalco è ormai noto e apprezzato, tanto che nel 1565 Cipriano Piccolpasso, provveditore della fortezza di Perugia, nella sua relazione dello Stato Pontificio destinata al papa, specificatamente dedicata alle città e ai territori sottoposti al governo di Perugia, scrive: «[...] Montefalco, posto sopra un colle di bellissima veduta, è ornato di belle et bone vigne, coltivati terreni et di gran frutto, fa dilicati vini […]». Possiamo affermare con certezza che il Sagrantino abbia almeno più di quattrocento anni.
Una delle più antiche testimonianze dell’uva Sagrantino, custodita in un quadernetto del notaio assisano Giovan Maria Nuti, risale al 1598 ed è attualmente conservata presso l’Archivio notarile di Assisi. Il notaio riferisce della consuetudine, diffusa a Foligno, di mischiare il Sagrantino ai mosti per conferire loro aroma e sapore.
L’uva Itriola viene inoltre menzionata nel De naturali vinorum historia, de vinis Italiae e de convivis antiquorum, opera fondamentale della storia enologica italiana rinascimentale, pubblicata nel 1595 da Andrea Bacci, che la definisce particolarmente adatta alla produzione di Moscatelli. Il medico e naturalista marchigiano ricorda inoltre l’assidua presenza di tale uva nelle zone di Bevagna, Narni e Amelia.
Gli statuti comunali nel loro intento di disciplinare ogni aspetto della vita cittadina, si occupano anche di tutelare e difendere le viti e l’uva attraverso una dettagliata serie di divieti e sanzioni, tanto che nel 1622, il Cardinale Boncompagni, legato di Perugia, aggrava le sanzioni già previste dallo statuto, prevedendo persino «[...] la pena della forca se alcuna persona tagliasse la vite d’uva [...]».


L'epoca moderna

Nell’Ottocento, il Calindri, nel suo Saggio geografico, storico, statistico del territorio Pontificio, cita Montefalco al vertice «[…] dello Stato per i suoi vini […]». È proprio in questo periodo che il Sagrantino, da sempre votato alla scarsa produttività, comincia a ricevere importanti riconoscimenti.


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Nel 1875 viene fondata la Commissione ampelografica dell’Umbria, istituita per studiare le condizioni dell’allevamento della vite nella regione e per suggerire modalità di inserimento dei vini umbri all’interno del grande commercio. Le sottomissioni ampelografiche di Gubbio, Terni, Spoleto e Foligno sono particolarmente attive, distinguendosi per le relazioni di grande valore, per le notizie tecniche riportate e per le interessanti descrizioni sulle pratiche di allevamento e di vinificazione tipiche delle zone di riferimento.
Notevole risulta essere la descrizione ampelografica condotta nel 1879 sull’uva Sagrantino.
Nozioni generali del vitigno e sua indole. Il germogliamento è precoce, la vegetazione robusta a getti diffusi, resistente alle brinate e all’oidio. Si mette in terreno calcare, a cottura mista, affidato agli oppi. Si pota a otto o nove occhi; fiorisce alla prima metà di giugno; segue l’andamento della stagione nell’allegagione, per cui è incerta la fruttificazione e in annate propizie abbondante. Matura nella prima metà di ottobre e si usa per vino.
Parte legnosa. I tralci sono ruvidi al tatto, poco grossi, duri al taglio, senza speciale colore. I nodi poco grossi, gli internodi vicini, le gemme tomentose e sporgenti.
Parte erbacea. I viticci sono poco frequenti; la foglia completa di grandezza media, consistente, nella pagina superiore di colore verde-chiaro, macchiata in rosso vinoso, ruvidetta, rugosa, ondulata, non pelosa; vellutata e di colore verde-chiaro nella pagina inferiore. Ha 5 lobi regolari, allungati, con i seni poco profondi e stretti, aperti al margine i laterali, chiuso quello alla base. La dentatura è larga, acuta, spiccata, uncinata. Le costole sono pochissimo rilevate non rosseggianti al centro. Il picciuolo è un poco più corto della nervatura mediana.
Dal 13 al 20 settembre 1925 si tiene a Montefalco una mostra fieristica regionale di vini e oli. Le cronache del tempo raccontano di una meravigliosa galleria in cui trovare tutto il repertorio dei vini Umbri. In questa circostanza un’attenzione particolare è riservata al Sagrantino; l’amministrazione comunale della città istituisce un premio al migliore Sagrantino dell’esposizione e la giuria conclude i lavori con la premonitrice convinzione che «questa produzione, talora limitata a qualche barile e condotta senza una tecnica razionale, [può] raggiungere una qualche importanza commerciale».
Il Sagrantino è esposto nella sezione della mostra dedicata ai vini dolci e aromatici, ma viene anche presentata una versione asciutta, considerata il punto di partenza di una trasformazione che molto tempo dopo avrebbe dato i suoi migliori frutti.
Nel 1971 l’ente di sviluppo dell’Umbria lancia una produzione sperimentale di “vino Sagrantino” e l’anno successivo la Cantina cooperativa di Foligno comincia la vinificazione del Sagrantino secco.
Nel 1973 viene presentata la domanda di riconoscimento per la DOC Montefalco.
Nel 1979 il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste (oggi Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) pubblica il decreto di riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata per il Montefalco nelle versioni Rosso e Sagrantino Secco e Passito. Nella Tipologia Rosso Di Montefalco, oltre al Sangiovese e al Sagrantino obbligatori, sono previste varietà come Barbera, Montepulciano e Merlot. Il disciplinare detta regole rigorose circa le condizioni ambientali e la coltura dei vigneti, atte a conferire alle uve e ai vini le loro caratteristiche esclusive.





La Ricerca sul Sagrantino

Per valorizzare la produzione del vitigno locale Sagrantino, l'azienda Val di Maggio, in collaborazione con l'Istituto di Coltivazioni Arboree della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Milano e con il Parco Tecnologico dell'Umbria - Sitech s. cons. a r. l., sta svolgendo una ricerca articolata in due tematiche

Selezione clonale e moderne tecniche

Per valorizzare la produzione del vitigno locale Sagrantino, l'azienda Val di Maggio, in collaborazione con l'Istituto di Coltivazioni Arboree della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Milano e con il Parco Tecnologico dell'Umbria - Sitech s. cons. a r. l., sta svolgendo una ricerca articolata in due tematiche:
- Selezione clonale del Sagrantino

- Applicazione di moderne tecniche agronomiche nella gestione di nuovi impianti (ricerca della ottimale combinazione tra fittezza, portainnesto e forma di allevamento).


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La selezione clonale del Sagrantino
Negli anni 1992 e 1993 si sono ricercate nell'areale tipico di produzione (Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo) le 'piante madri' di Sagrantino, individui appartenenti al vitigno, geneticamente e morfologicamente diversi per una o più caratteristiche:
grandezza e forma del grappolo; fertilità delle gemme; sviluppo vegetativo della pianta; caratteristiche delle uve (contenuto zuccherino, acidico e polifenolico; caratteristiche aromatiche particolari); presenza di virosi manifeste.
La ricerca di queste piante madri si è svolta per lo più in vecchi impianti, anche abbandonati o nelle aziende agricole, ove per uso familiare venivano coltivate poche piante coltivate per via vegetativa di generazione in generazione. Si è cercato dunque di recuperare il più possibile quella variabilità naturale, andata persa o ridottasi a causa di passate selezioni massali. Dalle piante madri individuate è stato prelevato materiale legnoso, innestato in vivaio su due differenti portainnesti per l'ottenimento di barbatelle (così da ciascuna pianta madre si sono ricavati i presunti cloni); con questo materiale si sono costituiti nel 1994 due impianti sperimentali in zone pedoclimatiche differenti nell'areale di coltivazione del Sagrantino. 
I diversi presunti cloni vengono ora sottoposti a indagine scientifica per la descrizione delle caratteristiche vegeto-produttive: fertilità delle gemme, peso medio della produzione, grandezza e morfologia del grappolo; contenuto zuccherino, pH, acidità totale, contenuto in acido malico e acido tartarico dei mosti; contenuto in polifenoli ed antociani delle bucce; eventuale presenza di virosi tramite test 'Elisa'. Vengono inoltre sottoposte a microvinificazione presso l'Istituto Agrario di San Michele all'Adige (TN) le uve dei singoli presunti cloni per valutare le caratteristiche dei vini ottenuti, sia attraverso metodologie analitiche che tramite degustazioni da parte di un gruppo di persone selezionate ed allenate (panel di degustazione). Ripetendo negli anni le procedure di indagine scientifica, si riesce ad individuare quel gruppo di cloni interessanti per il miglioramento della qualità del Sagrantino, cloni che verranno omologati seguendo le normative legislative in vigore.
Questo materiale clonale selezionato e certificato verrà utilizzato per i futuri impianti di campi policlonali ad ampia base genetica, scegliendo l'ottimale combinazione di cloni nei diversi areali di coltivazione del Sagrantino e per le differenti finalità enologiche che si vogliano ottenere.

Tecniche Agronomiche
In due diversi impianti realizzati nel 1994 si confrontano le caratteristiche vegeto-produttive e qualitative del Sagrantino allevato con diverse soluzioni agronomiche: 
si paragonano le caratteristiche di piante allevate a Palmetta (tipico sistema di allevamento della zona con densità di 1700 piante per ettaro), con forme di allevamento innovative quali il Guyot ed il Cordone speronato a diverse densità di impianto (3200, 3800, 4800 e 5700 piante/ha). Ciascuna conbinazione di forma di allevamento e di fittezza è ripetuta su sette portainnesti (3309 C, 161-49 C, 1103 P, 110 R, 140 Ru) differenti per caratteristiche di vigoria e di resistenza a problematiche diverse (calcare, siccità, ...); in totale sono messe a confronto circa 40 tesi per ciascun campo sperimentale.La produzione delle singole piante viene corretta attraverso diradamenti manuali, al fine di ottenere produzioni di 8 t/ha come da disciplinare Docg. Per ciascuna tesi si effettuano rilievi vegeto - produttivi come già descritto per la selezione clonale (eccetto che per la mappatura del DNA e per il test Elisa); anche per queste tesi si effettuano inoltre le microvinificazioni delle uve vendemmiate. Si deve tener presente come la ricerca della migliore combinazione ottenibile tra fittezza di impianto, forma di allevamento e portainnesto, non debba prescindere dalla possibilità di una vantaggiosa meccanizzazione delle operazioni colturali, fermo restando l'ottenimento della migliore qualità possibile.Come per la selezione clonale, occorre avere il riscontro dei risultati di più anni di confronto, per tenere in considerazione l'influenza dell'annata sulle caratteristiche vegeto-produttive delle diverse combinazioni. I risultati della selezione clonale daranno luogo all'individuazione e descrizione di cloni di Sagrantino, adatti per i diversi ambienti del territorio di coltivazione e per le diverse finalità enologiche; questi cloni verranno omologati ed iscritti al Registro Nazionale dei cloni secondo le normative dettate dalla legislazione.


Il Sagrantino bianco

l Sagrantino Bianco è un vero e proprio nuovo "individuo" in possesso dello stesso DNA del Sagrantino come oggi lo conosciamo, con l'unica differenza di avere gli acini bianchi.

Prestigioso ed Autentico

La storia della cantina Caprai inizia nel 1971 quando Arnaldo Caprai, imprenditore tessile di successo, acquista quarantacinque ettari a Montefalco con l’intento di dare seguito alla sua storia d’impresa. Nel 1988 la conduzione aziendale passa nelle mani del figlio Marco che con grande passione lancia un progetto per la valorizzazione del Sagrantino, vitigno autoctono di Montefalco dalle enormi potenzialità qualitative.


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La ricerca continua dell’eccellenza produttiva e l’impegno costante nell’innovazione di processo fissano il successo internazionale del Sagrantino di Montefalco e dell’azienda Arnaldo Caprai. Innovazione e sperimentazione applicata guidano l’azienda verso un’agricoltura dinamica e moderna, basata su una profonda conoscenza agronomica del territorio e sull’utilizzo di tecnologie innovative di gestione. Il miglioramento della sostenibilità ambientale, economica e sociale diviene l’impegno costante dell’azienda che dal 2008 è capofila del progetto di sostenibilità territoriale Montefalco 2015: the New Green Revolution. 


Dopo oltre 10 anni di ricerche


Dopo oltre 10 anni di ricerche, portate avanti da un team di dieci agronomi, siamo riusciti ad ottenere un vitigno che, pur non esistendo in natura, era latente nei caratteri genetici del Sagrantino rosso. Il risultato è stato ottenuto con l'autofecondazione, uno dei metodi per il miglioramento genetico della vite più comunemente e più a lungo usati per costituire nuove varietà, che consente di ottenere linee pure di uno stesso vitigno. Pur comprendendo l'intervento dell'uomo, non ha nulla a che fare con la genetica molecolare e il transfer di geni. A differenza del miglioramento genetico per via vegetativa, che sfrutta l'eterogeneità dei caratteri che si manifestano a seguito di mutazioni gemmarie naturali o indotte (come nel caso, per esempio, dei Pinot bianco, grigio e nero), il miglioramento genetico per via sessuata è fondato sulla disgiunzione dei caratteri che rivela tutte quelle che sono le potenzialità genetiche di uno stesso individuo.


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Nei vecchi vigneti di Sagrantino abbiamo scelto, isolato e fatto autofecondare piante diverse. Dai grappoli ottenuti per autofecondazione, abbiamo ricavato i semi, che abbiamo piantato in un campo sperimentale, facendoli diventare delle piantine. Dopo una prima selezione fra la popolazione ottenuta, abbiamo scelto circa 250 genotipi propagati successivamente per via vegetativa, fra questi dei Sagrantino grigi, naturalmente rossi e bianchi.
Questo lavoro ci ha, dunque, permesso di svelare tutti i caratteri genetici del Sagrantino, sia quelli dominanti che quelli recessivi, fra cui anche gli acini bianchi. Inizialmente, scoprendo gli acini bianchi, pensavamo di non aver isolato a sufficienza dal contatto con altri pollini le piante autofecondate. Al contrario, gli esami del Dna hanno confermato che si trattava proprio di Sagrantino: un Sagrantino bianco dal punto di vista fenotipico, ma rosso dal punto di vista genotipico. Ciò farebbe supporre che nella genealogia del Sagrantino ci sia stato anche un Sagrantino bianco che, con questo carattere non dominante nella sua evoluzione, è come se fosse stato abbandonato. L'esperimento rientra nel lungo lavoro che da anni stiamo svolgendo per sviscerare tutte le qualità del Sagrantino, dalla sua variabilità genetica a tutte le possibili caratteristiche insite nella varietà, sia per operare la selezione dei cloni migliori, sia per scoprire l'origine genetica di questo vitigno. 
Tale lavoro avrà delle ricadute anche sul piano culturale. I dati raccolti permetteranno, attraverso l'analisi del DNA e la genetica comparativa, di ricostruire l'esistenza o la non-esistenza di nessi di parentela fra il Sagrantino e altri vitigni.
Dal punto di vista produttivo la prima vendemmia di uve Sagrantino bianche ha avuto luogo nel 2006 nei vigneti sperimentali estesi su 10 ettari. Le uve sottoposte alle analisi del caso, ci permetteranno di stabilire se possiedono le caratteristiche per essere vinificate in via definitiva e produrre un nuovo vino, il Sagrantino di Montefalco Bianco.


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